di Pixel Bros
Prosperità e libertà minacciate dalla progressiva estensione del monopolio intellettuale, l'innovazione strangolata alla distanza. Questa è la tesi controcorrente e provocatoria di Michele Boldrin e David K. Levine: '«Copyright e brevetti costituiscono un male inutile in quanto non generano maggiore innovazione ma solo ostacoli alla diffusione di nuove idee».
I due economisti puntano il dito contro i grandi monopoli, infatti affermano che ormai non ci sono più limiti al potere di due grandi aziende come Microsoft e Google. Nel libro Abolire la proprieta' intellettuale (Laterza)
troviamo il punto di vista che si inserisce nel dibattito attuale e mondiale sul Sopa, la legge antipirateria online formulata in Usa per cui ha scioperato anche Wikipedia.
Eliminazione delle restrizioni, eliminazione del monopolio intellettuale: «Nell'innovazione come nel commercio , un modesto grado di monopolio non è sostenibile: una volta che il lobbista infila un piede nella porta, l'intera lobby seguirà a ruota e di nuovo ci troveremo davanti un sistema dei brevetti impazzito e un copyright dalla durata assurdamente lunga. Per assicurare la nostra prosperità e la nostra libertà, dobbiamo far uscire completamente di casa l'idea del monopolio intellettuale. per farlo occorre armarci della medesima e paziente determinazione con cui abbiamo ridotto progressivamente - e non abbiamo ancora terminato - le barriere del commercio internazionale durante l'ultimo mezzo secolo».
Nel loro libro descrivono l'analogia tra proprietà intellettuale e restrizioni al commercio assumendo come tesi che l'innovazione per secoli ha assunto la forma della creazione di beni di consumo , nuove macchine e nuovi modi di produrre cose utili. L'attività creativa si concentrava invece nella creazione e riproduzione di beni materiali e non nella creazione e riproduzione di idee. Il progresso veniva quindi stimolato dal libero commercio: la concorrenza induceva al miglioramento dei beni materiali e delle idee.
La battaglia tra forze del progresso (libertà individuale, concorrenza e libero commercio) e forze della stagnazione (controllo delle libertà individuali, difesa dei monopoli, restrizione del commercio) che si protrae fin dal tardo medioevo sembra vinta, ora che un numero crescente di paesi meno avanzati sta entrando nei ranghi delle nazioni che, praticando il libero commercio, si sviluppano e si arricchiscono.
Nonostante questo, nei paesi dove il libero commercio si è sviluppato ormai già da tempo, cresce il protezionismo per quanto riguarda la proprietà intellettuale. Questa non è una coincidenza.
Molti beni materiali saranno sempre di più prodotti nei paesi meno sviluppati mentre innovazioni e creazioni avranno luogo nei paesi più avanzati, o almeno le rivoluzioni della bioingegneria e dell'IT suggeriscono che sia così.
Michele Boldrin e David K. Levine concludono la proprie tesi controcorrente con queste ultime parole provocatorie:
«La variante contemporanea del mercantilismo sostiene che il nostro interesse collettivo è, apparentemente, meglio servito se compriamo i beni materiali a buon mercato e vendiamo le idee a caro prezzo. Secondo questa visione, la World Trade Organization dovrebbe garantire il commercio più libero possibile per i beni, così che noi possiamo acquistare i «loro» prodotti a basso prezzo, e dovrebbe anche proteggere la nostra proprietà intellettuale il più possibile, così che noi possiamo vendere i «nostri» film, software e medicine ad alto prezzo. Ciò che questa follia non vede affatto è che, adesso come tre secoli fa, mentre è un bene acquistare il «loro» cibo per pochi euro, se «loro» acquistano film e medicine a caro prezzo dobbiamo farlo anche «noi». In effetti, come provano medicine e dvd, il monopolista vende a «noi» perfino a un prezzo più caro che a «loro». Questo fatto presenta serie conseguenze sugli incentivi al progresso: quando qualcuno può vendere a un prezzo alto grazie a protezioni legali, non farà alcuno sforzo per cercare metodi migliori e più economici di produzione.Nei decenni a venire sostenere il progresso economico dipenderà, sempre più, dalla nostra capacità di ridurre – ed eventualmente eliminare – il monopolio intellettuale. Come nella battaglia per il libero commercio, il primo passo deve consistere nella distruzione delle fondamenta intellettuali della posizione mercantilista, la quale oggi insegna che, senza il monopolio intellettuale, l’innovazione sarebbe impossibile. Ci auguriamo di aver contribuito con questo libro a rendere meno credibile questa bugia».
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